Ombra di ciglia stanche [bozze//poesia//amore]

 

L’ombra delle ciglia stanche
la svogliatezza delle labbra morbide,
dischiuse in sillabe annoiate
la lingua asciutta di baci mancati –
avrebbe dovuto capire, lei,
che lui non l’amava più.

Attese, stupefatta, di sentirlo dalla sua voce
mentre pensava a quando lui
diceva che mai l’avrebbe ferita.
Lo ascoltò sull’argine del fiume
dove tante volte si erano incontrati,
sotto le fronde spoglie e nude,
come lei in quel momento era.

“Non lo senti anche tu, il vento?”
Gli chiese, pensando al suo non amore,
duro e pungente dentro di lei –
come i sassi scheggiati della riva,
come le vertebre che una ad una aveva baciato.
Fu il vento che poi le serrò la gola,
soffocò l’aria, gonfiò i singhiozzi.

“Non la vedi anche tu la casa abbandonata?”
Mormorò tra sé, lo sguardo sui ruderi annebbiati,
mentre lui già si allontanava.
La porta scura e morbida di umidità –
come vite intrecciata a pietra
si erano premuti contro di essa, per cercarsi
in baci e parole di sempre.

Ora la casa la osservava
in silenzio dall’altro lato del fiume.

Dimmene quattro! (o quante ne vuoi)